Le mie conversazioni private sono identiche alle mie dichiarazioni pubbliche. Mediare i conflitti è mio dovere

(25/04/2014) - "Chi amministra è chiamato ad assumere decisioni e talvolta a forzare la mano. È un dovere per chi intende la politica come un servizio alla collettività e crede nella giustizia sociale”. Potrebbe essere una frase estrapolata dall’intercettazione telefonica che mi riguarda e che oggi è stata pubblicata da alcuni quotidiani, invece è un estratto dall’articolo che ho firmato lo scorso 5 aprile sulle pagine de Il Manifesto.
Come è evidente, non c’era bisogno di pubblicare le conversazioni private che ho avuto con un’attivista dell’Angelo Mai nei giorni degli sgomberi del centro culturale e delle due palazzine occupate di via delle Acacie e via Tuscolana, bastava scorrere i miei comunicati stampa e leggere le mie riflessioni.

Non c’è alcuna differenza fra le mie conversazioni private e le mie dichiarazioni pubbliche, perché il mio atteggiamento è sempre stato coerente con le mie convinzioni e il mio credo politico.

Dalle intercettazioni pubblicate si evince una cosa soltanto, che sono un uomo di sinistra dentro e fuori le istituzioni, ma non credo che si tratti di una notizia esclusiva, è cosa nota da oltre 40 anni. Il mio numero di cellulare ce l’hanno tutti, perché sono un amministratore vicino alla gente e sono sempre a disposizione di chi ha problemi e affronta difficoltà. E’ così che interpreto anche il mio ruolo di vicesindaco di Roma, mi faccio mediatore dei conflitti sociali, perché è mio preciso dovere. L’ha detto anche Papa Francesco: un sindaco deve farsi mediatore dei bisogni e dei problemi della sua gente, altrimenti non fa il proprio dovere.

Io ho sempre fatto e continuerò a fare il mio dovere, a farmi carico di questioni anche molto scomode, come faccio sin dall’inizio del mio mandato in una città piena di contraddizioni e di difficoltà come Roma. E rivendico con orgoglio questo mio ruolo. Se in città il disagio, in questi anni, è cresciuto tanto è anche perché è mancato  completamente il dialogo e il confronto fra le istituzioni e i cittadini. Adesso non è più così, l’amministrazione di Roma lavora fra le persone, per le persone e con le persone. Come è giusto che sia.

 

 

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