Residence emblema fallimento politiche abitative di Alemanno. Con stesse risorse si garantirebbe assistenza al triplo delle persone

Alemanno non solo ha ignorato i problemi di migliaia di persone a rischio sfratto e senza alloggio ma, in piena emergenza abitativa, ha continuato a utilizzare in modo scriteriato i soldi pubblici per una soluzione, come quella dei Residence per l’assistenza alloggiativa, che avvantaggia solo i privati, non certo i cittadini costretti a vivere in condizioni di precarietà e sofferenza. Per questi alloggi, molti dei quali di circa 30 metri quadri, il Comune arriva a pagare mediamente 2000 euro al mese, per un totale di circa 30 milioni di euro l’anno. Si tratta di cifre fuori mercato. Il Comune, con gli stessi fondi, avrebbe potuto garantire assistenza al triplo delle persone, e anche improntare politiche abitative in grado di offrire soluzioni più stabili ed efficienti. La proposta di un buono affitto di 700 euro, avanzata ieri da Ignazio Marino, ad esempio, darebbe risposte a un numero maggiore di persone. e famiglie ospitate nei residence devono trovare sistemazione in alloggi più decorosi e stabili, non devono essere pedine da spostare qua e là per l’arricchimento di pochi. Basterebbe, anziché cementificare senza sosta, come vorrebbe Alemanno, recuperare il patrimonio pubblico dismesso, come le ex caserme, oppure utilizzare tutto l’invenduto di cui Roma è piena. Al momento sono 30 mila i romani in graduatoria per una casa popolare, il Campidoglio riesce ad assegnarne solo 150 all'anno. Ogni anno a Roma, inoltre, ci sono 7000 nuove sentenze di sfratto e poi ci sono criticità come quelle verificatesi in seguito alla inaccettabile privatizzazione degli immobili degli Enti Previdenziali. Questi sono i veri problemi di Roma. Alemanno, invece, è interessato solo alla propaganda e a dire menzogne su una città che ha completamente abbandonato. Il centrodestra, sui Residence, aveva promesso di voltare pagina. Non è successo, come al solito, nulla. Solo tante promesse.