48 ore per salvare il verde di Roma e per evitare nuova cementificazione
(12/03/2013) - Tra meno di 48 ore su Roma potrebbe abbattersi una devastante colata di cemento, a causa di una fantasiosa interpretazione del Piano Casa del governo Polverini contenuta nella Deliberazione di Giunta n. 20/2012. Un atto, quest'ultimo, che ha reintrodotto alcune norme che il Consiglio regionale aveva escluso nell'approvazione della legge. In particolare la delibera in questione, al punto 4.6, introduce una 'interpretazione' dell'art. 2, comma 2 lettera f del Piano Casa Regionale attraverso la quale si afferma che il divieto di trasformazione di tali aree pubbliche in aree edificabili vale solo per i primi 5 anni dall'approvazione del Piano Regolatore. Trascorso questo arco di tempo, se l'area non è ancora stata destinata a verde e servizi pubblici, può essere trasformata in area edificabile.
Una interpretazione davvero bislacca che può avere un effetto doppiamente devastante: non solo si perde un'area destinata a verde pubblico o alla realizzazione di scuole e servizi, ma si consente anche la realizzazione di nuovi alloggi in un’area della città che resterà, appunto, senza quei servizi pubblici minimi e indispensabili. Un vero e proprio colpo di mano. Si tratta, per di più, di una delibera illegittima, come abbiamo denunciato più volte in passato, in quanto assume decisioni che potevano essere introdotte solo con legge, e non con un semplice atto di Giunta.
Mi appello al neo Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti - che si insedia oggi e a cui facciamo i nostri migliori auguri di buon lavoro - affinché annulli immediatamente questa delibera. Il Presidente, infatti, in base all'articolo 45 comma 5 dello Statuto della Regione Lazio, in attesa della formazione della Giunta Regionale assume anche le funzioni della Giunta stessa. Zingaretti può, dunque, in via cautelativa sospendere l'efficacia di questo provvedimento. Tra 48 ore (il Prg di Roma è stato pubblicato sul Bur il 14 marzo 2008 e dunque siamo ormai vicinissimi al termine dei 5 anni) i proprietari delle aree interessate, potranno protocollare le loro richieste di trasformazione e dare il via al definitivo sacco di Roma. Un rischio che la Capitale non può correre.