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Chi Sono

Sono nato nel 1954 da genitori immigrati del nord: mamma emiliana e papà toscano, venuti a Roma negli anni trenta in cerca di lavoro. Sono il più piccolo di tre fratelli, nato quando i miei genitori erano già avanti con gli anni. La mia famiglia, come tutte, faceva tanti sacrifici per poter andare avanti e avere una vita dignitosa in quegli anni difficili.

I miei genitori erano entrambi antifascisti e partigiani: avevano conosciuto direttamente la crudeltà dei fascisti. In questo senso, la mia infanzia è piena di racconti drammatici, di smisurate paure ma anche di grandi passioni ideali. Delle azioni partigiane. Dei bombardamenti degli alleati a San Lorenzo, di mio padre che, fuggendo di casa, si ritrovò solo in strada con una sveglia fra le mani presa istintivamente.

Negli anni del boom economico, per noi figli del dopoguerra, era molto chiara la distinzione fra il bene e il male, fra i buoni e i cattivi. Si respirava in ogni angolo della città tutta la sofferenza che il fascismo aveva generato fino a pochi anni prima.

Abitavamo in una zona periferica, che in quegli anni era piena di baracche, case fatiscenti in cui abitavano le famiglie dei ragazzi con cui giocavo, e che sono diventati i miei amici.  In quelle case vivevano gli immigrati del sud Italia, venuti a Roma per inseguire un sogno di riscatto sociale. Era una periferia degradata, che sarebbe poi stata immortalata da Pasolini nel suo film “Accattone”.

In quegli anni, anche se bambino, iniziavo a capire cosa fosse la discriminazione. Quelle famiglie di calabresi, siciliani, pugliesi, venivano trattate come oggi vengono trattati gli extracomunitari. Ridotti a vivere ai margini della società. Una discriminazione che non esito a definire razzista verso persone venute in cerca di un futuro migliore, se non per loro, almeno per i propri figli. Ricordo però anche l’impegno degli insegnanti nelle scuole, per combattere le discriminazioni e tentare di dare una chance a quei bambini. E ricordo il prete della chiesa in cui andavo, che la domenica non dava la comunione a chi trattava male gli immigrati. Dopo tanti anni, in una delle mie visite istituzionali nelle carceri romane, ho avuto la brutta sorpresa di incontrare uno dei quei bambini con cui giocavo, il “roschio”, un bambino tremendo, come me figlio di immigrati, con cui ci azzuffavamo sempre. Quando si parte da condizioni svantaggiate, è molto probabile che la vita sarà più dura rispetto a quella degli altri. Nella vita reale nascono e maturano le proprie convinzioni: ad esempio che bisogna battersi per dare ai giovani da subito la possibilità di affrancarsi da condizioni difficili.
 
Dopo le scuole medie, mi iscrissi ad un istituto tecnico industriale nel quartiere San Giovanni, è là che le mie prime esperienze di vita iniziano a prendere forma ed avere una connotazione politica e sociale di sinistra. Il preside della mia scuola era fascista, e non perdeva occasione per ricordarlo con orgoglio. Eravamo a ridosso del ’68. Sui banchi di scuola conobbi una ragazza, che nel ‘77 diventerà mia moglie, che mi ha dato due splendidi figli, e che è stata anche una compagna nelle lotte che hanno caratterizzato tutta la mia giovinezza: picchetti nelle fabbriche, scioperi dei lavoratori, disoccupati organizzati e occupazioni per il diritto alla casa.

In quegli anni nascevano anche le prime radio libere: Radio Città Futura, Radio Onda Rossa, Radio Proletaria. Ascoltavamo tanta musica, e, come tanti ragazzi, ho fatto parte di una rock band in cui suonavo la batteria, ma con sollievo di tutti ho smesso presto.

Gli anni ’80, caratterizzati dalla paura per il nucleare, videro il mio avvicinamento alle posizioni ecologiste e antimilitariste, che tornavano a diffondersi in Italia. Mi candidai così nel 1989 nelle liste dei Verdi per le comunali di Roma. Vinse Carraro ed io fui eletto consigliere di opposizione. Era il tempo di Tangentopoli: al termine dell’incarico decisi di non ricandidarmi.
 
In quegli anni mi dedicai, invece, ad un progetto molto concreto e a cui tenevo tanto. Un luogo fisico dove applicare nella pratica tutte le idee ecologiste e sociali che sostenevo da anni: il “Casale Podere Rosa”, uno spazio per la sperimentazione di pratiche di altra economia, tutela del territorio e sostegno alle energie pulite. Lavorai anche alla realizzazione dell’Università Verde, avviata con il contributo delle più importanti personalità dell'ambientalismo in Italia.

Mi candidai nuovamente al Comune di Roma, per quella che sarà la seconda giunta Rutelli, come indipendente nella liste di Rifondazione Comunista. Venni eletto consigliere e fui nominato Presidente della III Commissione Ambiente, lavorando con decisione contro la cementificazione e gli abusi edilizi, e riuscendo a portare in Campidoglio, per la prima volta, i temi legati all’altra economia, con l’istituzione della Festa dell’ Altra Economia e il censimento delle attività equo e solidali del territorio.

Al termine del mandato, mi ripresentai e fui rieletto al Consiglio comunale di Roma nel 2001, sempre per Rifondazione Comunista, e lasciai la carica di consigliere per ricoprire quella di Assessore alle Politiche per le Periferie, per lo Sviluppo Locale, per il Lavoro nella prima Giunta Veltroni. Il risanamento delle periferie, la promozione dell'occupazione giovanile, la sicurezza dei lavoratori, il contrasto alle multinazionali e il sostegno al consumo critico, le garanzie anche per i più marginali a partire dai migranti e dai detenuti: su questi temi ho costruito il mio lavoro da Assessore in quegli anni, durante i quali sono stato al fianco degli organismi di base che si battevano per la riqualificazione delle periferie, per l'ambiente, per la difesa del verde nelle grandi aree urbane, per i diritti civili.

Mi sono poi candidato, ancora con Rifondazione, alle elezioni regionali del 2005. Dopo la mia elezione ho ricevuto l’incarico di Assessore al Bilancio, programmazione economico-finanziaria e partecipazione della Regione Lazio. In questi anni ho lavorato senza tregua all’estinzione del debito da 10 miliardi di euro nella sanità, ereditato dalla Giunta Storace. Pur tra mille difficoltà, ho cercato di portare avanti esperienze innovative, come l’introduzione nel sistema regionale della centrale unica per gli acquisti delle aziende sanitarie, la fatturazione elettronica e l’imponente operazione dei crediti sanitari; ho promosso la finanza etica e, più in generale, iniziative riguardanti la green economy. Ho introdotto il Fondo per il microcredito e portato avanti con forza la partecipazione al bilancio dei cittadini, nella convinzione che non c’è democrazia senza partecipazione. Sono stato primo firmatario delle leggi approvate sul carcere e sull’Altra Economia.

Nel 2008 ho lasciato il PRC per aderire a Sinistra Ecologia Libertà. Nelle elezioni regionali del 2010 sono stato eletto consigliere di opposizione e ho ricoperto l’incarico di Capogruppo di SEL al Consiglio Regionale del Lazio, dove mi sono battuto con ogni mezzo per contrastare le scellerate iniziative del centrodestra della Polverini, a partire dall’opposizione alla Legge Tarzia che intendeva cancellare i consultori pubblici, dell’abominevole Piano Casa o della proposta di legge di riforma dei servizi sociali. Ho promosso proposte di legge, purtroppo mai approvate né discusse, sulla drastica riduzione dei costi della politica, sull’istituzione dell’anagrafe degli eletti, contro l’omofobia e per i diritti civili, sull’open data.

In questi ultimi anni, ho molto sofferto nel vedere Roma umiliata e mortificata da Alemanno. Per questo, quando nell'assemblea regionale di SEL è stata proposta la mia candidatura alle Primarie del centrosinistra per il Campidoglio, dopo una lunga riflessione, ho deciso di raccogliere la sfida e di mettermi a disposizione di tutti coloro che vogliono scrivere una nuova pagina per la città, che non ha solo bisogno di un nuovo Sindaco, ha bisogno di una nuova idea, di nuova energia, della nostra cura e del nostro amore.

La premessa al mio progetto per Roma, si basa sul fatto che siamo oramai di fronte alla crisi di un modello che è stato alla base dell'economia romana e che ha orientato, in buona parte, le scelte politico-economiche dei governi cittadini degli ultimi decenni. Un modello che si è retto su tre assi portanti: il terziario (banche e finanza), l'edilizia e la pubblica amministrazione. La crisi economica globale e nazionale e l'insostenibilità di questo modello di sviluppo hanno portato, nel giro di pochi anni, al crollo di un sodalizio che sembrava inossidabile. Interi quartieri cittadini, simbolo della speculazione edilizia e della crescita cieca e indiscriminata, sono pieni di edifici invenduti; la finanza non produce più miraggi; la pubblica amministrazione risente drammaticamente degli effetti della spending review. Roma sarà, inoltre, oggetto di una vera e propria rivoluzione istituzionale con il riconoscimento dello status di Città Metropolitana.

Il cambiamento di paradigma è dunque non più un auspicio ma una necessità. Il nuovo paradigma deve essere quello della riconversione ecologica e della cura della città. La riconversione ecologica non è solo una rivoluzione verde, ma un sistema in grado di produrre nuova ricchezza diffusa dal patrimonio cittadino esistente. Esiste, infatti, un giacimento a cui, fino ad oggi, non si è ancora attinto e che rappresenta una ricchezza inestimabile: è l'immenso patrimonio dei beni archeologici e culturali, il paesaggio, il verde cittadino. A Roma vanno attivate nuove leve, quelle dell'economia della conoscenza, del turismo responsabile, della riqualificazione e valorizzazione della città (a cominciare dalle periferie), dell'impresa innovativa, del welfare, dell'Altra Economia, dei beni comuni, della creatività dei più giovani, della ricerca.

Per restituire autorevolezza e credibilità alle istituzioni cittadine travolte dall’incapacità di Alemanno, inoltre, bisogna operare secondo criteri della trasparenza, della partecipazione e della legalità. Per noi la partecipazione non sarà solo strumento, ma metodo di governo, La partecipazione è informazione, condivisione delle scelte, ma anche strumento di controllo e di verifica costante. Il Comune dovrà diventare una 'Casa Comune'. E Roma, Capitale da valorizzare, non da mettere in vendita.

 

 

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